La valutazione fisioterapica: la regina della presa in carico del paziente
16/07/2020 - Scritto da: Dott. Tommaso Cusimano
Quando ci contatta un nuovo paziente capita a volte che la sua necessità di essere trattato quanto prima superi di gran lunga l’interesse ad una valutazione.
Vediamo che cos’è la valutazione fisioterapica e perché sia indispensabile eseguirla bene.
Una valutazione seria del paziente si compone di diversi momenti: l’ANAMNESI RECENTE (raccolta dei sintomi), l’ANAMNESI REMOTA (storia clinica) e l’ESAME OBIETTIVO (valutazioni dei segni).
Il rischio di sottostimare queste prime tre fasi è quello di non inquadrare bene il caso del paziente e pregiudicare i trattamenti a seguire.
La seconda parte importante della valutazione fisioterapica, ancor più quando vi è un accesso diretto in ambulatorio, è quella che in gergo si dice “SCREENING FOR REFERRAL”, ovvero analisi per rinvio a specialista. Questa non è una diagnosi vera e propria, atto di carattere medico.
Lo screening for referral è una sorta di diagnosi differenziale, processo estremamente complesso che necessita di studio, aggiornamento e pratica clinica. L’obiettivo è escludere eventuali “CAMPANELLI D’ALLARME” che possano potenzialmente identificare nel paziente patologie importanti, problemi cardiovascolari, gastrointestinali, urogenitali e non solo.
È importante che il paziente sappia che, di fronte a un caso sospetto, la nostra professionalità ci dà il diritto anche di rifiutare nell’immediato un intervento manipolativo perchè necessitiamo di ulteriori approfondimenti radiodiagnostici, di rinvio a medico generico o di visita specialistica.
La terza e ultima sezione di investigazione clinica, più pratica e a volte variabile, è composta dall’ISPEZIONE VISIVA (ovvero l’analisi posturale in statica e in dinamica), la PALPAZIONE, i TEST ORTOPEDICI e quelli FUNZIONALI.
Ormai è risaputo che la risoluzione di un quadro doloroso permanente sia dato, oltre che dalle specifiche tecniche usate dal terapista, anche dal cambiamento biopsicosociale del paziente. La valutazione fisioterapica, se ben eseguita ed esaustiva, rappresenta il primo step del cambiamento nel paziente perché pone le basi di fiducia nell’intervento e crea un’alleanza terapeutica. Questo processo può indurre già i primi effetti positivi e diversi studi scientifici lo dimostrano.
Se vogliamo che i benefici dei pazienti vengano mantenuti nel tempo è fondamentale che loro si sentano protagonisti di un CAMBIAMENTO ATTIVO. I terapisti sono gli esperti in materia, ma sono i pazienti stessi gli esperti del loro cambiamento. L’educazione a questo e la motivazione che ne consegue è un requisito indispensabile in un percorso di successo e deve essere parte integrante della valutazione fisioterapica.
Vediamo che cos’è la valutazione fisioterapica e perché sia indispensabile eseguirla bene.
Una valutazione seria del paziente si compone di diversi momenti: l’ANAMNESI RECENTE (raccolta dei sintomi), l’ANAMNESI REMOTA (storia clinica) e l’ESAME OBIETTIVO (valutazioni dei segni).
Il rischio di sottostimare queste prime tre fasi è quello di non inquadrare bene il caso del paziente e pregiudicare i trattamenti a seguire.
La seconda parte importante della valutazione fisioterapica, ancor più quando vi è un accesso diretto in ambulatorio, è quella che in gergo si dice “SCREENING FOR REFERRAL”, ovvero analisi per rinvio a specialista. Questa non è una diagnosi vera e propria, atto di carattere medico.
Lo screening for referral è una sorta di diagnosi differenziale, processo estremamente complesso che necessita di studio, aggiornamento e pratica clinica. L’obiettivo è escludere eventuali “CAMPANELLI D’ALLARME” che possano potenzialmente identificare nel paziente patologie importanti, problemi cardiovascolari, gastrointestinali, urogenitali e non solo.
È importante che il paziente sappia che, di fronte a un caso sospetto, la nostra professionalità ci dà il diritto anche di rifiutare nell’immediato un intervento manipolativo perchè necessitiamo di ulteriori approfondimenti radiodiagnostici, di rinvio a medico generico o di visita specialistica.
La terza e ultima sezione di investigazione clinica, più pratica e a volte variabile, è composta dall’ISPEZIONE VISIVA (ovvero l’analisi posturale in statica e in dinamica), la PALPAZIONE, i TEST ORTOPEDICI e quelli FUNZIONALI.
Ormai è risaputo che la risoluzione di un quadro doloroso permanente sia dato, oltre che dalle specifiche tecniche usate dal terapista, anche dal cambiamento biopsicosociale del paziente. La valutazione fisioterapica, se ben eseguita ed esaustiva, rappresenta il primo step del cambiamento nel paziente perché pone le basi di fiducia nell’intervento e crea un’alleanza terapeutica. Questo processo può indurre già i primi effetti positivi e diversi studi scientifici lo dimostrano.
Se vogliamo che i benefici dei pazienti vengano mantenuti nel tempo è fondamentale che loro si sentano protagonisti di un CAMBIAMENTO ATTIVO. I terapisti sono gli esperti in materia, ma sono i pazienti stessi gli esperti del loro cambiamento. L’educazione a questo e la motivazione che ne consegue è un requisito indispensabile in un percorso di successo e deve essere parte integrante della valutazione fisioterapica.