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LA PLAGIOCEFALIA POSIZIONALE NEL NEONATO

02/01/2023 - Scritto da: Dott. Tommaso Cusimano

Quando parliamo di plagiocefalia ci riferiamo ad un’anomalia nella conformazione cranica del neonato che spesso si può manifestare nei primi mesi di vita.

La plagiocefalia, dal greco ‘testa obliqua’, è in generale una delle 3 tipologie di testa piatta nel bambino. Si distingue dalla brachicefalia e dalla dolicocefalia per la spiccata asimmetria dovuta a un appiattimento posteriore e laterale che interessa solo un lato della testa.

Il cranio di un bimbo con plagiocefalia ricorda la forma di un parallelogramma e quando l’asimmetria è di grado severo può coinvolgere anche parte del viso presentando un orecchio più anteriore rispetto all’altro, un occhio più piccolo, una guancia meno prominente ed esposta.

Sono diverse le cause che portano a questa sorta di ‘scoliosi del cranio’ nel bimbo come la presenza di contratture unilaterali dei muscoli cervicali, espressione tipica del torcicollo miogeno, o la craniosinostosi (una fusione prematura di una o più suture).

Attualmente quella considerata più comune è però la plagiocefalia posizionale (o posturale), dovuta al mantenimento nei primi mesi di vita di una posizione scorretta per troppo tempo, quando il cranio cresce rapidamente ma é modellabile.

In questo caso, quando il bimbo è posizionato a pancia in su durante la notte e i numerosi riposi diurni, la deformazione facilita la rotazione della testa sempre dallo stesso lato.

La pressione prolungata su un unico punto del cranio crea un danno non trascurabile in questa regione e nel tempo promuove lo schiacciamento posteriore prima descritto.

Il risultato non è sempre e solo una condizione estetica esterna poiché l’adattamento scoliotico può interessare anche l’aspetto interno, ad esempio un’asimmetria del palato.

Una malformazione tale può partecipare o essere concausa di una cattiva suzione o una deglutizione alterata e quindi di disturbi viscerali come le coliche, i rigurgiti o il reflusso.

La diagnosi è alquanto immediata e si basa solitamente sul solo esame obiettivo da parte del pediatra.

Quando la plagiocefalia non è di grado elevato si risolve educando i genitori a piccoli accorgimenti posturali, di stimolazione visivo-uditiva e di orientamento della culla. Nelle condizioni più severe è richiesto l’intervento tempestivo di un osteopata o di un fisioterapista specializzato nel trattamento neonatale che, data l’elevata malleabilità delle ossa dell’infante nel primo trimestre di vita, con manovre dolci sul cranio può contrastare subito questa deformità.

Durante la seduta è importante raccogliere un’anamnesi dettagliata relativa al travaglio della mamma, all’alimentazione del lattante, osservare l’aspetto generale del bimbo e di eventuali asimmetrie e dismorfismi cranici.

Solitamente la plagiocefalia ha una prognosi positiva e, salvo eccezioni, si risolve senza particolari trattamenti medici.

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