LA FISIOTERAPIA RESPIRATORIA NELLA POLMONITE INTERSTIZIALE POST-COVID.
21/06/2021 - Scritto da: Dott. Tommaso Cusimano
Il Covid-19 fa parte della famiglia dei coronavirus ed è un virus a RNA che nell’uomo causa infezioni lievi e in rare circostanze gravi.
I sintomi tipici sono febbre, tosse e una sensazione generale di malessere e affaticamento. A queste si associano mal di gola, mal di testa, congiuntivite e problematiche gastrointestinali come diarrea e nausea. Nella forma grave può dare difficoltà respiratoria e polmonite che richiedono l’ospedalizzazione.
In particolare la polmonite da nuovo Coronavirus è di tipo interstiziale e per capire bene di che malattia si tratti è necessario un piccolo rimando anatomico. Quando respiriamo, l’aria attraverso la trachea entra nell’albero bronchiale, un sistema di condotti sempre più piccoli che arriva a sboccare negli alveoli polmonari, dei piccolissimi palloncini. In queste strutture vi ha luogo la respirazione, ci liberiamo dell’anidride carbonica per riappropriarci di nuovo ossigeno. L’alveolo si espande durante l’inspirazione e si sgonfia in espirazione. Gli scambi gassosi sono garantiti da una struttura che si interpone tra gli alveoli: l’interstizio. Nei casi più gravi di Covid questo va incontro a infiammazione ispessendosi e impedendo agli alveoli di espandersi durante l’inspirazione. Diventa facile capire perché a chi è affetto da queste forme gravi manchi l’aria e lamenti “fiato corto”.
Questi pazienti, pur essendo guariti, anche dopo 3 mesi accusano spesso debolezza muscolare e facile affaticabilità rientrando in quello che si definisce Covid lungo.
Anche le polmoniti interstiziali lievi creano minor estensibilità del polmone instaurando aderenze bronchiali e pleuriche che possono essere recuperate strutturando un lavoro fisioterapico. Lavorando sulla gabbia toracica, su muscoli specifici e con esercizi di respirazione ridoniamo l’elasticità e la capacità polmonare persa migliorando la sensazione di “fame d’aria”. Il Covid però viene definito anche malattia multisistemica, infatti altre sequele tipiche sono i dolori articolari o quelli toracici, le difficoltà neurocognitive, i disturbi gastrointestinali e le eruzioni cutanee. In questi casi per accelerare la remissione della sintomatologia un consiglio è regolarizzare il nostro metabolismo e sistema immunitario praticando regolare attività fisica, seguendo un piano alimentare antinfiammatorio e ristabilendo un ritmo sonno-veglia corretto. Altro compito del fisioterapista è indicare al paziente quando la sintomatologia necessita indagini ulteriori di competenza dello specialista.
Nella fase di Covid lungo diverse linee guida raccomandano l’utilizzo di saturimetri. Anche qui il fisioterapista svolgendo prove di desaturazione con test da sforzo risulta decisivo nel capire se è possibile iniziare il recupero respiratorio o se sono necessarie ulteriori indagini.
I pazienti che hanno superato l’infezione da nuovo coronavirus e residuano sintomi respiratori persistenti necessitano di un approccio multidisciplinare in cui la valutazione di un percorso riabilitativo cardio-respiratorio abbia un ruolo centrale.
I sintomi tipici sono febbre, tosse e una sensazione generale di malessere e affaticamento. A queste si associano mal di gola, mal di testa, congiuntivite e problematiche gastrointestinali come diarrea e nausea. Nella forma grave può dare difficoltà respiratoria e polmonite che richiedono l’ospedalizzazione.
In particolare la polmonite da nuovo Coronavirus è di tipo interstiziale e per capire bene di che malattia si tratti è necessario un piccolo rimando anatomico. Quando respiriamo, l’aria attraverso la trachea entra nell’albero bronchiale, un sistema di condotti sempre più piccoli che arriva a sboccare negli alveoli polmonari, dei piccolissimi palloncini. In queste strutture vi ha luogo la respirazione, ci liberiamo dell’anidride carbonica per riappropriarci di nuovo ossigeno. L’alveolo si espande durante l’inspirazione e si sgonfia in espirazione. Gli scambi gassosi sono garantiti da una struttura che si interpone tra gli alveoli: l’interstizio. Nei casi più gravi di Covid questo va incontro a infiammazione ispessendosi e impedendo agli alveoli di espandersi durante l’inspirazione. Diventa facile capire perché a chi è affetto da queste forme gravi manchi l’aria e lamenti “fiato corto”.
Questi pazienti, pur essendo guariti, anche dopo 3 mesi accusano spesso debolezza muscolare e facile affaticabilità rientrando in quello che si definisce Covid lungo.
Anche le polmoniti interstiziali lievi creano minor estensibilità del polmone instaurando aderenze bronchiali e pleuriche che possono essere recuperate strutturando un lavoro fisioterapico. Lavorando sulla gabbia toracica, su muscoli specifici e con esercizi di respirazione ridoniamo l’elasticità e la capacità polmonare persa migliorando la sensazione di “fame d’aria”. Il Covid però viene definito anche malattia multisistemica, infatti altre sequele tipiche sono i dolori articolari o quelli toracici, le difficoltà neurocognitive, i disturbi gastrointestinali e le eruzioni cutanee. In questi casi per accelerare la remissione della sintomatologia un consiglio è regolarizzare il nostro metabolismo e sistema immunitario praticando regolare attività fisica, seguendo un piano alimentare antinfiammatorio e ristabilendo un ritmo sonno-veglia corretto. Altro compito del fisioterapista è indicare al paziente quando la sintomatologia necessita indagini ulteriori di competenza dello specialista.
Nella fase di Covid lungo diverse linee guida raccomandano l’utilizzo di saturimetri. Anche qui il fisioterapista svolgendo prove di desaturazione con test da sforzo risulta decisivo nel capire se è possibile iniziare il recupero respiratorio o se sono necessarie ulteriori indagini.
I pazienti che hanno superato l’infezione da nuovo coronavirus e residuano sintomi respiratori persistenti necessitano di un approccio multidisciplinare in cui la valutazione di un percorso riabilitativo cardio-respiratorio abbia un ruolo centrale.