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IL GINOCCHIO DEL CORRIDORE

16/08/2022 - Scritto da: Dott. Tommaso Cusimano

In media un corridore su due si infortuna ogni anno. La maggior parte dei traumi dovuti alla corsa (circa l’80% secondo la comunità scientifica) si verificano quando cambiamo qualcosa nell’allenamento, come il volume della sessione (troppo come lunghezza), l’intensità della stessa (troppo forte) oppure il dislivello. È molto più facile dosare lo stress fisiologico terminando l’allenamento quando ci sentiamo stanchi rispetto a quantificare lo stress meccanico che riusciamo a tollerare.

In misura ridotta possono contribuire anche fattori intrinseci e predisponenti (come un’alterata meccanica di un’articolazione del corpo o una debolezza dei nostri tessuti) ed estrinseci (come le scarpe, i plantari, i terreni, lo stress e l’alimentazione) con un impatto sulla probabilità di trauma nel corridore solo nel restante 20%.

La Sindrome Femoro-Rotulea, conosciuta come ‘Ginocchio del Corridore’, è la patologia da sovraccarico più frequente nei maratoneti e nei fondisti, in chi pratica trail e nei corridori principianti.

Quando parliamo di infortuni da sovraccarico intendiamo una quantità di stress meccanico eccessivo rispetto alla capacità del corpo di tollerarla. Ovvero i tessuti si rompono più velocemente della velocità con cui il corpo è in grado di ripararli.

La sindrome femoro-rotulea si caratterizza per la presenza di dolore dietro o intorno alla rotula durante le attività in carico o a ginocchio flesso (squat, scale, corsa) spesso conseguenti a un’irritazione articolare.

Storicamente gli approcci sulla risoluzione di questa problematica si sono concentrati sulla correzione della pronazione del piede con un’ortesi plantare e il trattamento della rigidità del retinacolo laterale della rotula tramite la terapia manuale.

Si è passati poi (e purtroppo ancora adesso) ad esaminare il corretto allineamento di rotula e ginocchio cercando di apportare modifiche posturali.

Ragionamenti di questo tipo hanno giustificato la promozione di un rinforzo specifico del vasto mediale del quadricipite (la parte interna della coscia), l’uso di ginocchiere e di alcune tecniche di bendaggio per cercare di influenzare la traiettoria della rotula.

Tuttavia gli ultimi studi, uniti ai progressi nel campo della comprensione del dolore e all’educazione del paziente nella gestione delle sue attività, hanno fatto evolvere l’approccio biomeccanico tradizionale.

Ora il focus è la comprensione della quantificazione corretta dello stress meccanico che deve portare il runner infortunato a una temporanea riduzione dell’attività, seguita da un graduale aumento, a seconda dei sintomi.

Compito del fisioterapista è seguire il paziente consigliando nella fase iniziale quali esercizi specifici eseguire e indicando alcune attività cross-training che riducano lo stress sul ginocchio mantenendolo comunque attivo. Superata la fase acuta il terapeuta ne propone una successiva dove consiglia quando aumentare il volume e la velocità nella corsa, quando intensificare il numero degli allenamenti settimanali e quando reintrodurre la corsa in discesa.

Ogni caso merita ovviamente una valutazione specifica e, quando il dolore è presente da tempo, necessita del consulto di un fisioterapista specializzato in questo tipo di traumi.

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